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Brachetto d'Acqui o Acqui Docg

Pubblicato da disciplinare

Brachetto d'Acqui zona di produzione - Consorzio Tutela Vini D'Acqui

La docg “Brachetto d’Acqui” o “Acqui” è riservata ai vini che rispondono ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione per le seguenti tipologie: “Brachetto d’Acqui” o “Acqui” “Brachetto d’Acqui” o “Acqui” Spumante “Brachetto d’Acqui” o “Acqui” Passito.
Le uve destinate alla produzione dei vini a DOCG devono essere prodotte nella zona di produzione in Provincia di Asti: l’intero territorio dei comuni Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Rocchetta Palafea, Montabone, Fontanile, Mombaruzzo, Maranzana, Quaranti, Castel Boglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Calamandrana, Cassinasco, nonché Nizza Monferrato limitatamente alla parte di territorio situato sulla destra del torrente Belbo e nella Provincia di Alessandria l’ intero territorio dei seguenti comuni: Acqui Terme, Terzo, Bistagno, Alice Bel Colle, Strevi, Ricaldone, Cassine, Visone.

E’ un vino prodotto da uve Brachetto dotato di un caratteristico
e pregevole corredo aromatico, che si esprime in modo più o
meno esaltato a secondo dei metodi di vinificazione adottati . Le
uve vengono prodotte in una zona ben determinata in Piemonte
in 26 comuni tra la provincia di Asti e Alessandria.

VITIGNI PRINCIPALI

Brachetto - Consorzio Tutela Vini D'Acqui

Brachetto N.

La vocazione del territorio, intesa come particolare morfologia, caratteristiche climatiche, competenze e tradizioni vitivinicole, ha permesso di “selezionare” nel corso degli anni il vitigno
chemeglio si adatta all’ambiente stesso: il Brachetto.
Nel 1817, il naturalista Gallesio lo definisce “VINO CELEBRE” classificandolo vino da dessert che risultava alcolico e poco colorato, che invecchiando assumeva il sapore del Porto o del vino Xeres e riferisce che il Brachetto, dolce o spumante, era conosciuto e commercializzato con successo nei mercati dell’America Meridionale: da ciò si può dedurre che la produzione in quel periodo doveva essere di entità tutt’altro che trascurabile. 
La prima definizione ufficiale è del 1922 a firma di Garino Canina, che ne fu il vero classificatore scientifico “ Tra i vini di lusso il Brachetto appartiene alla categoria dei vini rossi dolci ed aromatici: è infatti è un vino con profumo speciale, moderatamente alcolico e zuccherino, non molto colorito che per lo più si consuma spumeggiante o spumante …”
Tra le varie notizie che il Canina dava, molto importanti dal punto di vista storico, una delle più interessanti riguarda il fatto che il Brachetto fosse diffuso in particolare nel circondario di Acqui e di Nizza Monferrato, indicando, però, una produzione per il mercato di soli 500 hl.
Che cosa aveva quasi fatto scomparire un vino che solo 50 anni prima era oggetto di attiva esportazione? 
L’avvento della filossera aveva, alla fine della prima guerra mondiale, devastato i vigneti: i Vignaioli, al momento di reimpiantarli, avevano privilegiato altri vitigni che assecondavano Maggiormente le tendenze del mercato, a discapito di questa varietà che richiedeva attenzione e cure particolari. Inizia così il suo secondo sonno. Il risveglio è storia recente: Intorno agli anni 50, dalle colline del sud Piemonte dove la produzione continuava in piccole nicchie di stimatori, un produttore rispettoso della tradizione ma lungimirante quale Arturo Bersano, mise a punto un Brachetto spumante elaborato in autoclave con metodo charmat. Da allora il Brachetto ha continuato il suo percorso di protagonista tra i grandi vini aromatici, tra i quali si distingue per le proprie particolarità e apprezzamento degli intenditori più raffinati. Ma il Brachetto ha una tradizione anche nella versione non dolce come dimostrato dalla produzione di Brachetto nelle tipologie non dolci nella versione ferma fin da primi del ‘900 nelle zone di Strevi , Alto monferrato, Acqui Terme, nella versione semisecca delle Cantine Spinola selezionato anche in concorsi enologici (Brachetto d’Acqui rosato semisecco del 1987 e Brachetto secco 1964) , citato nella rivista Barolo e Co (1985) ove si parla del Brachetto come “vitigno tipicamente locale e che può essere emesso in commercio anche nella versione secca” o in riferimento a testimonianza storica sul brachetto secco “dell’oste dell’enoteca regionale di l’oste Carlo Lazzeri dell’Enoteca Regionale di Acqui “Terme e Vino, “intorno agli anni ottanta sbicchieravo brachetto secco delle Cantine Spinola” soprattutto come aperitivo, molto apprezzato grazie al suo gusto non troppo dolce e leggero. In quegli anni il Brachetto secco era selezionato anche nei concorsi enologici ad Acqui Terme”. Grazie alla sperimentazione a partire dal 2008 viene prodotto come vino spumante secco e profumato 100 % da uve Brachetto e dichiarato come “prodotto apprezzato e consumato in ambito locale nonchè esportato anche come Prodotto di nicchia in Giappone, Sud Corea e USA.” 

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