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Colli di Parma Doc

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La zona di produzione delle uve atte alla preparazione dei vini a denominazione di origine controllata “Colli di Parma” comprende il territorio collinare della provincia di Parma, includendo in parte il territorio amministrativo dei comuni di: Sala Baganza, Calestano, Collecchio, Felino, Fidenza, Fornovo di Taro, Langhirano, Lesignano dè Bagni, Medesano, Neviano degli Arduini, Noceto, Salsomaggiore Terme, Terenzo, Traversetolo e Varano dè Melegari.

Tale zona è così delimitata: partendo dal ponte sul torrente Enza, che identifica il confine tra le province di Parma e di Reggio Emilia, in prossimita' del centro abitato di S. Polo d'Enza in Caviano sulla strada per Traversetolo, il limite segue tale strada in direzione ovest fino a raggiungere Traversetolo; da questo centro abitato segue la strada verso nord-ovest costeggiando C. Zubani, Garavelli, attraversa Bannone e raggiunge Riviera a quota 173, poi segue la strada Pedomontana fino all'altezza di Villa Magnani. Da questo punto prosegue verso sud, percorrendo via Delle Coste, per un breve tratto, indi verso ovest lungo la Canaletta e prosegue fino ad incrociare una strada all'altezza del «Fondo di Casa». Da questo punto prosegue lungo la stessa strada in direzione sud, verso S. Maria del Piano, fino a raggiungere l'incrocio con un'altra strada comunale in localita' «Case de Fusari» a quota 196. Da Case Fusari segue in direzione sud ovest fino a «Santa Maria del Piano», la attraversa ed in uscita raggiunge a quota 207 la strada la Strada Provinciale di Lesignano de' Bagni, la percorre in direzione sud-est, fino a raggiungere quest'ultimo centro abitato, superandolo prende in direzione ovest la strada che passa per la quota 218, dove attraversa fosso Olivetti e proseguendo in prossimita' della quota 219 raggiunge Can. le Maggiore. Segue questi fino alla confluenza con il torrente Parma, lo risale e, giunto al ponte di Langhirano, prende ad ovest, costeggia a nord-est l'abitato del comune per seguire in direzione nord la strada che attraversata Torrechiara raggiunge Pilastro (quota 176). Da Pilastro segue in direzione nord-ovest la strada per Felino, lo costeggia a sud e in prossimita' della quota 188 prosegue per la strada che in direzione sud-ovest attraverso le quote 202, 214, 217 raggiunge C. Fontana (quota 220) da dove in direzione nord-ovest attraversa l'abitato di S. Michele de' Gatti e raggiunge in prossimita' del km 10,100 quella che conduce a Marzolara, segue tale strada in direzione sud-ovest sino a Ceretolo (quota 282) da dove attraversa in direzione nord-ovest il torrente Baganza raggiungendo quota 264 sulla strada per S. Vitale Baganza, la segue verso nord-est, supera tale centro abitato e proseguendo tocca C. dei Pittori e le quote 209, 202, 192, 186, Riva Alta, quota 170 di Sala Baganza; costeggia questo centro abitato ad ovest, ed in uscita dal medesimo in direzione nord segue la strada per la Torre, attraversa Basso ed a quota 124, piegando verso nord-ovest raggiunge Collecchio.
Da Collecchio segue in direzione sud-ovest la strada statale n. 62 fino a raggiungere Fornovo di Taro da dove, attraversati alla confluenza il fiume Taro i il torrente Ceno, raggiunge Ramiola. Da Ramiola segue in direzione nord-est la strada che costeggia il fiume Taro, attraversa Medesano e alla Cornaccina (quota 139) in prossimita' del km 8,400 segue la strada che in direzione ovest attraversa il torrente Recchio e raggiunge quella che costeggia ad ovest questo corso d'acqua, la percorre in direzione nord, passando per le quote 126, 129, 125, 107 e 101, fino a Gatto Gambarone (quota 95) da dove segue la strada verso ovest lambendo l'oratorio delle Cascine e per le quote 99, 103, 110, 112, 113 e 103 raggiunge, in prossimita' di La Marchesa (quota 121) la strada che in direzione nord-est giunge a Salda Grande e a quota 88 dopo aver toccato quota 108 e 105; da quota 88 prosegue per la strada che in direzione nord-ovest porta ad Asilo S. Antonio, lo costeggia e per le Ghiarine raggiunge S. Margherita.
Segue quindi la strada a nord di S. Margherita e in direzione ovest raggiunge a quota 79 il torrente Rovacchia, lo supera e dopo cieca m 600 (quota 79) piega in direzione ovest e prosegue per la strada che toccando le quote 82, 91, e 87 attraversa Lodesana e superata la ferrovia (quota 102) raggiunge a quota 94 la strada statale n. 9-bis, prosegue lungo questa in direzione sudovest ed in prossimita' del km 4,500 segue la strada verso ovest toccando Predella, S. Nicomede, C. Vernazza e Le Piane da dove tagliando verso nord raggiunge quota 148 sulla strada che, proseguendo verso nord, incrocia il torrente Stirone.
Segue in direzione sud-ovest il torrente Stirone che identifica il confine tra la provincia di Piacenza e di Parma fino ad incontrare il confine sud di Salsomaggiore Terme, prosegue lungo questi verso sud-est, ed all'incrocio con quello di Medesano segue verso sud il confine di tale comune, quindi per breve tratto in direzione ovest (quota 472) segue quello di Pellegrino Parmense in direzione ovest fino ad incrociare la strada all'altezza del p.zo Colombara (km 6,300) prosegue lungo questa in direzione sud, attraversa Scarampi e raggiunge il centro abitato di Varano de' Melegari prende poi la strada verso ovest per Serravalle ed al km 12 circa prosegue lungo quella che in direzione sud attraversa il torrente Ceno (quota 214) e quindi prosegue sulla medesima in direzione est ed in prossimita' di Azzano incrocia il confine comunale di Varano de' Melegari, lungo questi prosegue verso nord e piega verso est e sud-est, fino a raggiungere la quota 362 all'altezza di Cozzano, e da quota 362 segue la strada che attraversato Cozzano alla quota 306, prosegue sempre in direzione est, attraversa la strada per Oriano e raggiunge, passando in prossimita' di C. Pietra di Taro il fiume Taro, risale questi in direzione sud-ovest lungo il confine di Rubbiano fino a giungere in prossimita' Bocchetto, laddove piega verso sud-est e poi nord-est lungo lo stesso confine di Rubbiano raggiungendo la strada per Calestano in prossimita' del torrente Sporzana.
Prosegue in direzione sud lungo tale strada, costeggia ad ovest Lesignano de' Palmia, giunge a Calestano. Da Calestano segue in direzione nord, prima strada per Marzolara che costeggia il torrente Baganza per breve tratto, e quindi, in direzione sud-est segue quella che, costeggiando il R. Moneglia attraversa lano e Fragnolo e prosegue in direzione sud-est toccando le quote 760 e 818, fino ad incrociare, in prossimita' della quota 847, il confine comunale di Langhirano che segue in direzione sud- est fino all'incrocio con il torrente Parma, attraversa il ponte sul torrente Parma sino alla localita' Capoponte. Da qui segue il Torrente «Parmozza» in direzione sud-est, fino alla localita' «Lago» a quota 420 dove si congiunge con il Torrente «Parma», la supera per un breve tratto e segue verso ovest il Rio Toccana fino a quota 475. Da qui prosegue verso sud-ovest fino ad incrociare la strada Boschetto-Mussatico, la segue per un breve tratto fino a Case Fattorie e da qui prosegue fino all'altezza della localita' «Le Latte di sopra».
Da questo prosegue in direzione nord-ovest fino a congiungersi con una strada secondaria a quota 513; prosegue verso sud per Case Bernini, le Parmozze e localita' «La stalla», fino a congiungersi con la strada Antognola-Vezzano. Da qui prosegue per brevissimo tratto verso est, poi si ricongiunge con la stessa strada e la segue nuovamente fino a quota 590. Da questo punto prosegue in direzione ovest fino a raggiungere la strada Lagrimone-Campora, l'attraversa a quota 673 e prosegue in direzione nord-est, fino a congiungersi con Rio Roccandone, lo segue per breve tratto e poi prosegue verso ovest fino a raggiungere la localita' Monte Fuso da dove prosegue verso sud-est, fino a raggiungere la strada Lagrimone-Scurano a quota 923.
Da qui attraversa la strada in direzione sud, prosegue fino alla localita' Monte Faino a quota 999 da dove segue verso est fino a congiungersi con la strada Ruzzano-Scurano a quota 646; prosegue verso sud - est, seguendo il Fosso della Massagna fino a congiungersi con il Torrente Enza, lo segue in direzione nord costeggiando il territorio comunale di Neviano degli Arduini fino al territorio del comune di Traversetolo. Da qui, seguendo il confine fra le provincie di Parma e Reggio Emilia, discende tale corso d'acqua e raggiunge in prossimita' di San Polo d'Enza il punto dal quale e' iniziata la delimitazione.

Inventario delle principali varietà di uve da vino

MALBO GENTILE N.
LAMBRUSCO VIADANESE N.
LAMBRUSCO SALAMINO N.
LAMBRUSCO OLIVA N.
LAMBRUSCO MONTERICCO N.
LAMBRUSCO MARANI N.
LAMBRUSCO MAESTRI N.
PINOT NERO N.
PINOT GRIGIO G.
PINOT BIANCO B.
PETIT VERDOT N.
NEGRETTO N.
MOSCATO BIANCO B.
MONTEPULCIANO N.
MERLOT N.
MARZEMINO N.
MALVASIA DI CANDIA AROMATICA B
LAMBRUSCO GRASPAROSSA N.
LAMBRUSCO DI SORBARA N.
LAMBRUSCO A FOGLIA FRASTAGLIATA N.
GROPPELLO GENTILE N.
FORTANA N.
ERVI N.
DOLCETTO N.
CROATINA N.
CILIEGIOLO N.
Chardonnay
CENTESIMINO N.
CANINA NERA N.
CABERNET SAUVIGNON N.
CABERNET FRANC N.
BONARDA N.
BARBERA N.
ANCELLOTTA N.
ALICANTE N.
UVA TOSCA N.
UVA LONGANESI N.
TERRANO N.
SYRAH N.
SGAVETTA N.
SAUVIGNON B.
SANGIOVESE N.
REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO N.
REBO
RABOSO VERONESE N.

Altre varietà

Fogarina N,
Lambrusco Barghi N,
Merlese N,
Perla dei vivi N,
Termarina N,
Uva del Tundè N,
Verruccese N.

LEGAME CON LA ZONA GEOGRAFICA Colli di Parma

Informazioni sulla zona geografica:
La zona di produzione dei vini "Colli di Parma" comprende il territorio collinare della provincia di Parma , includendo il territorio amministrativo dei comuni di: Sala Baganza, Calestano, Collecchio, Felino, Fidenza, Fornovo di Taro, Langhirano, Lesignano de Bagni, Medesano, Noceto, Salsomaggiore Terme, Terenzo , Traversetolo e Varano de Melegari.


a) fattori naturali rilevanti per il legame
L’area geografica della DOP “Colli parmensi” include la zona pedecollinare, collinare e di bassa montagna compresa tra il torrente Stirone a Ovest e il fiume Enza a Est. La zona è attraversata dall’incisione valliva del fiume Taro e da quelle minori dei torrenti Parma e Baganza. Tutti questi corsi d’acqua hanno andamento perpendicolare alla dorsale appenninica e
delimitano interfluvi con ampie superfici alluvionali sub pianeggianti nel settore nord-occidentale e dal profilo più irregolare nella restante parte dell’area.
L’area è in gran parte interessata dai seguenti principali paesaggi geologici e pedologici:


§ La Bassa Montagna con Frane e Calanchi
Questo paesaggio è caratterizzato da notevole complessità geologica e morfologica, che gli conferisce un aspetto composito e segnato da forti contrasti. A morbidi versanti, scarsamente acclivi e spesso coltivati, si susseguono incisioni calanchive. Ma l’aspetto che maggiormente caratterizza questo paesaggio è la diffusa presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico (frane).
Nell’area dei Colli parmensi il substrato è costituito in grande prevalenza da rocce stratificate, costituite da alternanze di marne, argille e arenarie; questi materiali danno luogo a versanti fortemente instabili e franosi. Secondariamente il substrato è formato dalle cosiddette “Argille Scagliose”: un complesso a struttura caotica in cui la matrice argillosa ingloba masse più
o meno grandi di rocce calcaree, arenacee, marnose o stratificate.
In questo paesaggio i versanti sono lunghi, con forme irregolari e pendenze non elevate; frequentemente, in posizione sommitale, si ritrovano complessi rocciosi che, per la loro maggiore resistenza all’erosione, hanno pendenze più elevate e sono prevalentemente boscati.
Questo paesaggio è di gran lunga il più esteso nell’area.
I suoli di questo paesaggio sono moderatamente ripidi; generalmente profondi, ben drenati; calcarei; con tessitura prevalentemente fine. Su questi suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi e subordinati vigneti, gli incolti e gli usi forestali.


§ La Finestra sull’Appennino profondo
Questa unità, presente nel medio settore occidentale, è caratterizzata da complesse dinamiche geologiche che hanno determinato l’esposizione di rocce che, seppure poste nelle parti più profonde dell’edificio appenninico, rivelano un’età più recente delle rocce che le ricoprono. Questo fenomeno geologico viene indicato con il nome di finestra tettonica.
Dal punto di vista paesaggistico si presentano come settori montuosi e collinari quasi estranei ai contesti circostanti, a causa della diversa natura delle rocce che vi affiorano, della maggiore acclività e della copertura boschiva.
La conformazione del rilievo è caratterizzata dall'alternarsi di versanti semplici, più ripidi, e versanti lunghi ed irregolari, interrotti da numerosi crinali secondari affilati Le rocce che compongono questa unità sono le arenarie torbiditiche ascrivibili alla Formazione Marnoso-Arenacea.
Alle quote meno elevate i suoli sono moderatamente ripidi, con tessitura media in cui prevale la frazione limosa, ben drenati, calcarei; non, rocciosi né pietrosi e con profondità variabile. Su questi suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi e subordinati vigneti, e gli usi forestali.


§ I Primi Colli
Questo paesaggio costituisce l’estrema propaggine settentrionale del rilievo appenninico, dove l’ambiente collinare si raccorda alla pianura con gradualità. Il paesaggio è caratterizzato, da una morfologia dolce, articolata in vallecole con versanti brevi e rettilinei, declinanti verso la pianura alluvionale.
Le rocce che compongono questa unità appartengono prevalentemente alla formazione delle Argille azzurre plioceniche.
Questo paesaggio è significativamente presente lungo tutta la fascia prospiciente la pianura.
I suoli di questo paesaggio sono moderatamente ripidi, con tessitura prevalentemente fine, ben drenati; calcarei e con profondità variabile.
L'uso attuale è prevalentemente agricolo, a seminativi e vigneti; diffuse, nelle zone più interne e dissestate, le terre incolte e la tendenza all'abbandono.


§ Il Margine Appenninicio
In posizione di cerniera tra i rilievi collinari e la pianura alluvionale, si estende una ristretta e discontinua fascia (il margine appenninico), peculiare in quanto costituita da depositi alluvionali di antichissima deposizione, che le incisioni del reticolo idrografico minore hanno smembrato in superfici subpianeggianti più o meno ampie, su cui si rinvengono suoli molto sviluppati ed evoluti (paleosuoli), molto profondi, non calcarei, con tessitura fine o moderatamente fine con elevata componente limosa. Su questi suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi, frutteti e vigneti.


§ La Piana dei Fiumi Appenninici
Comprende i fondivalle e gli sbocchi di fiumi e torrenti nella piana appenninica. Il paesaggio deve le sue caratteristiche alla dinamica dei corsi d’acqua, che nel loro corso intravallivo hanno formato ridotti depositi nastriformi, e depositato allo sbocco il loro carico più grossolano, formando corpi sedimentari noti come conoidi alluvionali.
I suoli sono prevalentemente poco evoluti, spesso costituiti da materiali grossolani.
Questo paesaggio è pochissimo rappresentato nella zona Dal punto di vista climatologico, l’area è caratterizzata da una piovosità media annua che va da 800 mm nell’alta pianura a 1.200 mm nelle zone collinari più elevate. Le temperature medie assumono nella zona valori superiori a 14°C fino a quote di 150 m s.l.m.m., tra 13 e 14°C nella fascia compresa tra i 150 e i 300 m s.l.m.m.), fino a valori prossimi a 10°C alle quote massime dell’area.
Dal piano fino alla bassa collina (circa 300 m.s.l.m.m.) il bilancio idrico climatologico (differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale annue) evidenzia la presenza di un moderato deficit idrico annuo (fino a 250 mm) che può essere considerato un fattore positivo per la qualità delle produzioni vitivinicole, in quanto un certo stress idrico estivo favorisce nelle uve in maturazione la concentrazione degli zuccheri e la sintesi di componenti aromatici. Sopra la quota di circa 300 m s.l.m.m. il bilancio idrico climatologico evidenzia invece la presenza di surplus idrici anche elevati (fino a 800 mm annui).
Le sommatorie termiche, calcolate con soglia 0°C, vanno generalmente dai i 4.500 ai 4.700 gradi giorno fino alla bassa collina (circa 300 m.s.l.m.m.). Sono inferiori a 4.500 gradi giorno sopra tale quota.
L’Indice di Winkler assume nella zona valori tra 2200 e 2.300 fino a quote di circa 300 m.s.l.m.m.che decrescono fino a valori minimi prossimi a 2000 alle quote massime dell’area.
La disponibilità termica, almeno nella fascia sotto i 300 m s.l.m.m., è ottimale, per la crescita e la maturazione di un’ampia gamma di vitigni.


b) fattori umani rilevanti per il legame
La coltivazione della vite nella regione Emilia ha origini molto antiche e in provincia di Parma ha trovato da sempre clima, terreno e uomini favorevoli alla sua coltura tanto che divenne , con la quella del grano, una delle colture più importanti nella nostra terra I vitigni coltivati nel tempo sono stati diversi e negli ultimi decenni i più diffusi sono stati il Lambrusco e il Trebbiano in
pianura e il Barbera e la Malvasia in collina.
A partire dal 1900 la vite viene colpita da due gravi malanni, nuovi e inaspettati ,: la fillossera delle vite e la moria dell'olmo , malattie gravi che nello spazio di pochi anni hanno provocato la scomparsa di interi vigneti .
Alla fine di questi eventi e della seconda guerra mondiale che ha sconvolto tutto il nostro Paese si deve constatare che il 50% della viticoltura a Parma era stato distrutto lasciando da risolvere molti problemi nonostante l'opera esercitata in questo tempo dalla Istituzione della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Parma che aveva come direttore Antonio Bizzozero.
E mentre in pianura la viticoltura andava di anno in anno riducendosi, in collina invece stava avvenendo l'opposto di quanto era avvenuto in pianura e la nuova viticoltura, si era già avviata sostituendo le vecchie viti europee con le nuove viti innestate su legno americano dopo accurata scelta del porta innesto e della varietà.
Risulta evidente che la vite è sempre stata a Parma una pianta coltivata con amore, creando un legame forte con l'uomo che l'ha sempre protetta e difesa con passione curandola nelle sue necessità come la difesa dal gelo, la difesa dalle malattie, la difesa dagli animali.
La data 28 ottobre 1982 va considerata data storica per i vini DOC Colli di Parma, infatti un manipolo di uomini che credevano fermamente nelle possibilità di sviluppo delle coltivazioni vitivinicole nei territori particolari delle colline della provincia di Parma, con sforzi notevoli e con l’appoggio delle Istituzioni, diedero vita al Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini dei Colli di Parma, che, con i suoi uomini, consoliderà e potenzierà l'azione di sostenere, difendere, tutelare i produttori e i prodotti tipici di questa zona prediletta dalla viticoltura.
I viticoltori dei Colli di Parma hanno avuto in questi anni la possibilità di estendere i propri vigneti, migliorando nel rispetto della tradizione le varietà esistenti, di migliorare le loro aziende agricole in poderi specializzati, di trasformare le vecchie cantine in moderni stabilimenti enologici dotati di quelle tecnologie che la moderna enologia consiglia.


Informazioni sul prodotto:
La disponibilità termica, almeno nella fascia sotto i 300 m s.l.m.m., è ottimale, per la crescita e la maturazione di un’ampia gamma di vitigni.
Dal piano fino alla bassa collina (circa 300 m.s.l.m.m.) il bilancio idrico climatologico (differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale annue) evidenzia la presenza di un moderato deficit idrico annuo (fino a 250 mm) che può essere considerato un fattore positivo per la qualità delle produzioni vitivinicole, in quanto un certo stress idrico estivo favorisce nelle uve in maturazione la concentrazione degli zuccheri e la sintesi di componenti aromatici. Sopra la quota di circa 300 m s.l.m.m. il bilancio idrico climatologico evidenzia invece la presenza di surplus idrici anche elevati (fino a 800 mm annui).


Legame causale:
I tre i vini principali storici della viticoltura di collina sono:
Colli di Parma Rosso (vino ottenuto da uve Barbera e Bonarda):
Colli di Parma Malvasia (vino bianco attenuto da uve di Malvasia di Candia aromatica):
Colli di Parma Sauvignon ( vino bianco ottenuto da uve Sauvignon.)
La Malvasia in particolare, venne importata dall’isola di Creta dai veneziani, che diversi secoli addietro, erano i padroni incontrastati del commercio nel Mediterraneo, e che tentarono gli impianti nella zone del veneto e limitrofe, però solo nella nostra zona il vitigno trovò l’ambiente ideale per lo sviluppo, divenendo tipico delle nostre zone e conosciuto come Malvasia di Candia Aromatica, influenzato anche dall’aria marina che scende nelle nostre valli, portata dai venti che dal mare Tirreno spirano verso la pianura Padana e che hanno ricreato l’ambiente ideale dell’isola di Creta.
In questi ultimi anni attorno al 2000 , diversi viticoltori sono stati spinti a sperimentare nelle loro aziende la coltivazione di alcuni vitigni considerati in campo nazionale di grande pregio. Il Consorzio ha fatto propria questa domanda e ritenendola buona ha provveduto a far modificare il disciplinare di produzione dei vini includendo nella propria produzione anche altri vitigni che sono: il Pinot Nero, il Bianco e il Grigio, lo Chardonnay, il Merlot, il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon e il Lambrusco.
Per avvalorare queste scelte, il Consorzio ha commissionato ad alcuni tecnici e all’Università di Piacenza, uno studio sui terreni interessati dalla produzione di tutti i Doc, al fine di capire meglio le possibilità e le qualità di produzione più adatti ai terreni; da questo studio è emerso che i vitigni, e di conseguenza le uve, hanno peculiarità particolari dovute ai terreni dove
sono ubicati e che gli da le caratteristiche tipiche dei vini dei Colli di Parma, non riscontrabili in altre zone. Infatti la concentrazione di vari elementi come il terreno argilloso limoso, concrezioni grossolane di carbonato di calcio, effervescenza di HCI, aggregati secondari poliedrici, pochi noduli fini di ferro e manganese, diversificatamente estesi, permettono di avere i risultati su esposti.
Anche quest'ultima innovazione apportata alla viticoltura collinare è da considerare avvenimento e scelta importante che ha contribuito a ricreare o conservare le condizioni naturali e ambientali, ha ricoperto e abbellito con magnifici vigneti colline brulle , ha valorizzato la zona, ha creato l'ambiente e le strutture per produrre vini di grande qualità che si distinguono dai
sinonimi di zone confinanti consentendo di competere sul mercato valorizzando il proprio prodotto, la propria azienda e tutta la zona.

Nome e titolo del richiedente: CONSORZIO VOLONTARIO PER LA TUTELA DEI VINI DEI COLLI DI PARMA
Status giuridico, dimensioni e composizione (per le persone giuridiche): Consorzio Volontario di Produttori
Nazionalità: Italia
Indirizzo: 2 Verdi Giuseppe
43123 Parma
Italia
Telefono: 0521-207066 - 0521-346165
Fax: 0521-207066
e-mail: vinidoc@collidiparma.191.it

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