Terracina o Moscato di Terracina Doc
I vini di cui all'articolo 1, escluso la tipologia "spumante" devono essere ottenuti dalle uve prodotte
dai vigneti aventi, nell'ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
"Moscato di Terracina": minimo 85%.
Per la tipologia "spumante" la base ampelografica deve essere costituita dal 100% di "Moscato di
Terracina".
La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a denominazione d'origine controllata
"Terracina" o "Moscato di Terracina" ricade nella provincia di Latina e comprende tutto il territorio
amministrativo dei comuni di Monte San Biagio, Terracina e Sonnino.
La zona geografica delimitata ricade nella parte litoranea meridionale della regione Lazio, in
Provincia di Latina. L’area, della superfici di circa 27.550 ettari, comprende le pianure costiere e la media collina, situate sulle pendici occidentali dei Monti Ausoni, laddove, principalmente nelle
vallate, sono coltivati i vigneti del “Terracina” o “Moscato di Terracina Geologicamente gli Ausoni, assieme ai Lepini ed agli Aurunci, costituiscono un'unica piattaforma carbonatica, la cosiddetta dorsale dei Volsci, che rappresenta l'estrema propaggine dell'Appennino laziale - abruzzese. La formazione mesozoica è costituita da calcari e calcari dolomitizzati con ridotti affioramenti delle potenti dolomie poste alla base della serie (giurassico - cretacico - paleocene inf.) e costituisce l'ossatura montuosa. Meno estesa è la formazione cenozoica, costituitada sedimenti di differente età e natura; detti terreni affiorano principalmente nelle vallate e lungo icontorni montuosi.
Si tratta di calcari marnosi, marnoso - arenacei, talora intercalati a conglomerati e, nella parte altra, a sedimenti alluvionali che si estendono nelle zone di fondo valle, lungo i corsi d'acqua e su pendici di alcuni rilievi. Le formazioni vulcaniche presenti nel massiccio, sono da ascriversi al complesso vulcanico situato nella media valle latina, e sono rappresentate da intercalazioni tufitiche e materiali piroclastici frammisti a terre rosse argillose.
Si possono distinguere quattro diverse tipologie di terreno: le sabbie calcaree cementate, spesso di colore rossastro, residuo di vecchie dune cosparse di bassure (pianura meridionale dell’Agro
pontino); i terreni alluvionali ghiaioso-argillosi recenti formatesi per deposito alluvionale proveniente dalle pendici dei monti Ausoni ed Aurunci (piana di Fondi); i terreni sedimentari antichi provenienti da substrati calcarei ben stratificati (pendici degli Ausoni) ed i terreni derivati da materiale detritico di falda e terre rosse con struttura argillo-limosa e reazione sub-acida (valli
interne).
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra gli 0 e i 863 m s.l.m. con pendenza variabile e l’esposizione generale è orientata verso ovest.
Il clima dell’area è di tipo mediterraneo ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue di
comprese tra i 727 ed i 1133 mm, con aridità estiva prolungata da maggio ad agosto (pioggia 61-83 mm) con valori elevati solo nei mesi estivi. Temperatura media elevata compresa tra i 16,1 ed i 17,0°C: freddo poco accentuato concentrato nel periodo invernale, con temperatura media inferiore ai 10°C per 1-3 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno piuttosto elevata che oscilla tra 5,5 e 6,6° C.
La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici fanno della zona delimitata come DOC
Terracina o Moscato di Terracina un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio.
2. Fattori umani rilevanti per il legame.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata
tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino “Terracina” o “Moscato di Terracina”.
All’epoca dei Romani il Cecubo si produceva principalmente nell’agro di Amyclae (antichissima
colonia greca distrutta in tempi remoti, che era sita sul mare tra Terracina e Gaeta) e la coltivazione si estendeva nella pianura di Fundis (Fondi), Anxur (Terracina) e sui colli Cecubi che si elevano tra Sperlonga, Itri e Fondi. Orazio Flacco riporta nelle Odi che il vino Cecubo si produceva tra Amyclae e Fundis e sui colli Cecubi: Vitruvio Pollione loda il vino cecubo che si produceva tra Terracina e Fondi; Plinio conferma che nella zona di Amyclae lo si coltivava maritato al pioppo e Columella riporta che veniva coltivato oltre che a Fondi, anche a Gaeta e Formia.
L’agricoltura ed in particolare la viticoltura dell’areale di Terracina iniziò a declinare già ai tempi
Plinio, spostandosi progressivamente verso le zone limitrofe più a sud (Gaeta, Formia); la formazione del latifondo e la diminuzione della popolazione colonica completarono la decadenza
della viticoltura che per secoli si ridusse su superfici limitate anche a causa dei disboscamenti
selvaggi che provocarono la formazione di zone acquitrinose e paludose e l’insorgere della malaria.
Le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo la duna fossile, verso il litorale
tirrenico (le aree più rilevate del territorio): gli interventi dell’uomo sempre più limitati fecero
estendere la palude senza soluzione di continuità, longitudinalmente, nelle zone più depresse,
dall’abitato di Cisterna fin quasi a Terracina.
Gli Statuta Antichissimae Civitatis Terracinae, approvati nel 1504 da Papa Giulio II e stampati su
pergamena nel 1549, regolamentano anche l’agricoltura e la viticoltura.
Risalgono al Rinascimento i primi lavori di bonifica della palude pontina ad opera del papa Leone
X che furono proseguiti da Sisto V e da Pio VI sul finire del Settecento: ciò permise di rendere
coltivabili molti terreni contribuendo alla rinascita dell’agricoltura.
Nell’Ottocento inizia il recupero della viticoltura tanto che il Passy in Agricoltura e quistioni
economiche: che la riguardano, (1860) Vol. 2 scrive “Si usano insieme negli Stati Romani due
metodi di coltura affatto diversa: l'una, generalmente in uso nei dintorni di Roma e nelle paludi
Pontine, consiste a sostenere il tralcio per mezzo di canne che si fanno espressamente crescere in grandissimo numero..”.
La bonifica definitiva della palude risale agli anni trenta del secolo scorso, con il totale recupero dei terreni e ha permesso un nuovo sviluppo dell’agricoltura e della viticoltura.
Grazie alle loro peculiarità, numerosi sono i riconoscimenti ottenuti dai vini a DOC Terracina o
Moscato di Terracina sia in ambito locale, nazionale che internazionale; ben figurano inoltre sulle
principali guide nazionali. Anche nei concorsi sia nazionali, sia internazionali i vini hanno ricevuto e continuano a ottenere numerosi riconoscimenti
L’incidenza dei fattori umani, nel corso della storia, è in particolare riferita alla puntuale definizione dei seguenti aspetti tecnico produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente
disciplinare di produzione:
- base ampelografica dei vigneti: il vitigni idoneo alla produzione del vino in questione, è quello
tradizionalmente coltivato nell’area geografica considerata cioè il Moscato di Terracina;
- le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare ben esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare pari a 77 hl/ha per tutte le tipologie previste dal disciplinare;
- le pratiche relative all’elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione di vini bianchi complessi ed equilibrati.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o
esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico.
La DOC “Terracina” o “Moscato di Terracina” è riferita a 4 tipologie di vino bianco (“secco”,
“amabile”, “passito” e “spumante” secco o dolce) che dal punto di vista analitico ed organolettico
presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte all’articolo 6 del disciplinare, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
Nello specifico le singole tipologie di vino si caratterizzano:
- “Terracina” o “Moscato di Terracina” secco: vino fresco ed equilibrato con colore dal paglierino al
lievemente dorato, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore asciutto, aromatico
tipico del vitigno.
- “Terracina” o “Moscato di Terracina” amabile: vino fresco ed equilibrato con colore dal paglierino
al lievemente dorato, odore con note floreali, intenso e caratteristico, sapore piacevolmente amabile, gradevole e caratteristico.
- “Terracina” o “Moscato di Terracina” passito: vino strutturato e pastoso con colore giallo dorato
con riflessi ambrati, odore intenso e caratteristico, sapore dolce, gradevole, vellutato.
- “Terracina” o “Moscato di Terracina” spumante: vino fresco ed equilibrato con colore giallo
paglierino tenue, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore secco o piacevolmente
dolce, aromatico, armonico e fresco, spuma fine e persistente.
Al sapore tutti i vini presentano un gusto è vellutato ed esprime a pieno le che nella tipologia passito sono molti esaltati.
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B).
L’orografia collinare dell’areale di produzione, nel parte meridionale dell’Agro pontino, e
l’esposizione ad ovest, sud-ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un
suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del “Terracina” o “Moscato di Terracina”. Da tale area sono peraltro esclusi i terreni ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità.
Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche del “Terracina” o “Moscato di Terracina”.
In particolare, i terreni, riconducibili ai calcari e calcari dolo mitizzati, ai calcari marnosi, marnoso - arenacei, e da depositi formatisi in ambiente fluvio-palustre costituiti da alternanze di livelli sabbiosi, sabbioso-argillosi si distinguono quattro diverse tipologie di terreno: le sabbie calcaree cementate, spesso di colore rossastro, residuo di vecchie dune cosparse di bassure; i terreni alluvionali ghiaiosoargillosi recenti formatesi per; i terreni sedimentari antichi provenienti da substrati calcarei ben stratificati ed i terreni derivati da materiale detritico di falda e terre rosse con struttura argillo-limosa e reazione sub-acida (valli interne). Presentano un normale contenuto di elementi nutritivi e che sono idonei ad una vitivinicoltura di qualità conferendo ai vini particolare equilibrio e complessità.
Anche il clima dell’areale di produzione, caratterizzato da precipitazioni sufficienti (mediamente
900 mm), con scarse piogge estive (67 mm) ed con aridità estiva prolungata da maggio ad agosto con valori elevati solo nei mesi estivi, da una elevata temperatura media annuale (17,0 °C), unita ad una temperatura relativamente elevata, un’ottima insolazione nei mesi di settembre ed ottobre ma con una elevata escursione termica tra notte e giorno, consente alle uve di maturare lentamente e completamente, contribuendo in maniera significativa alle particolari caratteristiche organolettiche del vino "Terracina” o “Moscato di Terracina".
In particolare, la combinazione tra le caratteristiche del terreno ed i fattori climatici, determina per i vini bianchi, la produzione di significative quantità di precursori aromatici che consentono di
esaltare le caratteristiche organolettiche e i sentori tipici del vitigno.
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Anxur”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del "Terracina” o “Moscato di Terracina".
Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Moscato di Terracina”, le cui peculiari caratteristiche sono descritte all’articolo 6 del disciplinare.
In particolare la presenza della viticoltura nella zona del "Terracina” o “Moscato di Terracina" è
attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini.
Gli Statuti di Terracina, emanati nel 1504, regolavano l’ordinamento della Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.
A causa dei disboscamenti selvaggi che provocarono la formazione di zone acquitrinose e paludose e l’insorgere della malaria, le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo la duna fossile, verso il litorale tirrenico (le aree più rilevate del territorio): ciò comportò anche la decadenza della viticoltura che per secoli si ridusse su superfici limitate. Comunque, a partire dal Rinascimento con le prime opere di bonifica, l’agricoltura e la viticoltura dell’area iniziano un lento recupero.
Infatti il Lombardo nella pubblicazione Camera Urbis Dohana Ripe e Ripecte – Liber introis 1428
(1878) riporta “A Roma soltanto dall’aprile al giugno 1428 arrivarono via mare oltre 123.000 litri di vino greco e oltre 121.000 litri di vino di Terracina; nel 1551 l’Alberti, nell’opera Decrittione di
tutta Italia, descrivendo il territorio di Terracina riporta “..ha questa città fertile e dilettevuole
territorio ornato di vigne, di naranci..”, e il Theuli, nel Theatro historico di Velletri (1644), parlando degli antichi popoli riporta “habitata dai Volsci, e se ne vedono li vestigi d’antiche rouine sotto le vigne di Sonnino”. Anche lo Scotto in Itinerario d'Italia (1747) che riporta “E' il paese di Terracina , benchè di mal'aria, abbondante di biade, vino, ed olio..”.
Nell’Ottocento continuano le testimonianze della ripresa viticola come riporta il De' Giovanni nella
Difesa del popolo romano sull'abbandono della campagna (1848) che afferma “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie , e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto… ed i nuovi di S. Felice , di Terracina, prodotti da nuòve specie di viti, e da nuovo genere di coltura”
L’Alfano Nell’Istorica descrizione del Regno di Napoli (1823) riporta per Monticelli (l’attuale
Monte san Biagio) produce “..frutti,vini..”, come il Rampoldi nella Corografia dell’Italia vol. 2 (1833) che scrive per Monticelli “Sta sopra un ameno colle rivolto a scirocco, circondato da ubertosi vigneti e boschetti di olivi”. Il Marocco nel 1834 nell’opera Monumenti dello Stato pontificio: e relazione topografica di ogni paese scrive “il territorio di Sonnino produce olio, vino..”
Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è
riportato “esportazioni del circondario di Velletri vino, fornito da Terracina, ..”
Il recupero della viticoltura dell’area culminò intorno al 1917, quando nella zona si coltivavano
1.500 ettari di Moscato di Terracina con una produzione di oltre 120.000 quintali destinati
principalmente al consumo fresco.
La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di
nuovi vigneti, dalla nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno
contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del "Terracina” o “Moscato di Terracina".
VITIGNI
** Moscato di Terracina B (OIV)
Modifica del disciplinare di produzione Casciotta d'Urbino Dop »