Val Tidone Igt
La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti ad essere designati con l'indicazione geografica tipica "Val Tidone" rientra nell'ambito del territorio della provincia di Piacenza e comprende l'intero territorio amministrativo dei comuni di : Borgonovo Val Tidone, Caminata, Castel San Giovanni, Nibbiano, Pianello Val Tidone, Ziano Piacentino e parte dei comuni di Agazzano, Gazzola, Piozzano e Travo.
Fattori naturali rilevanti per il legame
Vocazionalità ambiente e terreno
La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti ad essere designati con
l'indicazione geografica tipica "Val Tidone" rientra nell'ambito del territorio della provincia di
Piacenza e comprende l'intero territorio amministrativo dei comuni di : Borgonovo Val Tidone,
Caminata, Castel San Giovanni, Nibbiano, Pianello Val Tidone, Ziano Piacentino e parte dei
comuni di Agazzano, Gazzola, Piozzano e Travo.
Per Piacenza, tradizione enologica e priorità nella cura del vigneto sono due pilastri su cui si fonde la conoscenza e l’immagine dei vini Doc “Colli Piacentini”. Da qui il grande impegno dei
viticoltori, delle proprie associazioni e degli istituti di ricerca verso studi sulla vocazionalità
territoriale alla viticoltura e al vitigno e sul miglioramento delle tecniche e delle operazioni di
elaborazione e vinificazioni dei vini.
Significative le ricerche svolte dall’Istituto di Viticoltura dell’Università Sacro Cuore di Piacenza
dal 1988 al 1991 e dal Consorzio di Tutela in collaborazione con il Ministero delle Politiche
Agricole dal 1993 al 1995.
I metodi di indagine utilizzata presentano degli aspetti innovativi che si basano sull’elevato grado di interdisciplina dello studio dell’interazione genotipo per ambiente. Scopo della continua
ricerca è la valutazione dell’effetto del pedotipo (insieme delle caratteristiche geologiche del suolo e della morfologia del paesaggio ad esso associato) sulle presentazioni vegeto - produttive e
qualitative di alcune varietà di diversa destinazione enologica.
Da un punto di vista climatico ambientale, la zona dei “Colli Piacentini” risulta caratterizzata da
condizioni diversificate in modo significativo anche su distanze relativamente brevi per la presenza di conformazioni vallive parallele.
Gli allineamenti vallivi, l’esposizione dei pendii, le depressioni orografiche particolarmente protette dai complessi collinari circostanti, sono fondamentali nel definire tali climi locali. In linea di massima si può quindi dire che la particolarità dei suoli può dare luogo localmente a sezioni vallive ben esposte all’insolazione e protette dalle correnti atmosferiche più fredde de umide, oppure a climi particolarmente ventosi sui contrafforti collinari e nelle valli maggiormente esposte alle masse d’aria instabili di origine marina. L’attiva ventilazione che caratterizza il comparto è legata alla circolazione di brezza e interviene sia ostacolando l’accumulo di umidità, sia l’intensità delle gelate.
Le pendenze dei terreni vitati favoriscono la percolazione dell’acqua e la parziale disidratazione del suolo nel periodo di maturazione delle bacche, facilitando il deposito, negli acini, degli zuccheri e delle altre sostanze nobili della qualità. Le pendenze sono spesso ragguardevoli, per cui i costi di produzione risultano generalmente alti.
Si trovano molti terreni calcarei, poveri di potassio perfettamente adatti agli spumanti, che
richiedono uve acide e vini freschi che non cascano nel tempo.
Ambiente climatico
Il clima dell’area di produzione è quello temperato subcontinentale, con temperatura media annua compresa tra 10 e 14,5°C; da uno a tre mesi estivi la temperatura media è superiore a 20°C.
La indicazione generale ha consentito nell’arco di 20 anni l’elaborazione di indici climatici, capaci
di determinare i diversi microclimi al fine di definire su basi scientifiche una programmazione
viticolo, i vitigni per ogni sottozona.
La collina rispetto alla pianura è soggetta a minori escursioni termiche giornaliere ed annuali. In
questa fascia altimetrica, soprattutto se ci si colloca nelle esposizioni più meridionali e
relativamente distanti dai fondovalle, la temperatura media dei mesi più freddi risulta di 1-2°C più alta di quella della pianura, dando così origine ad inverni più umidi e con minore frequenza di gelo.
Anche la temperatura dei mesi estivi risulta inferiore di 1-2°C a quella della pianura in virtù della
maggior altitudine e del regime delle brezze, quindi l’estate è meno torrida e siccitosa rispetto alla pianura, con un bilancio idrico conseguentemente meno negativo. Sotto il profilo pluviometrico l’area viticola del territorio piacentino viene classificata nel regime sublitoraneo appenninico, che si caratterizza con una distribuzione di frequenza che presenta un massimo principale in autunno ed un minimo principale in estate, nonché un massimo secondario primaverile.
Le precipitazioni annuali vanno da un minimo di 700-800 mm nella fascia pedo collinare a circa
1.000-1.100 mm al limite dei 500-600 m di altitudine. In conclusione il clima della fascia collinare
si configura meno continentale e più temperato rispetto a quello della pianura e della montagna e, quindi, particolarmente adatto alla coltura della vite.
La difesa altimetrica della prima e media collina, situata indicativamente tra i 200 e i 500 m. di
altitudine, seppur ricompresa nel territorio a clima temperato sub continentale e a regime
pluviometro sub litoraneo appenninico, presenta una singolarità climatica che la rende
particolarmente vocata ad ospitare la viticoltura di qualità. Questa fascia è collocata al di sopra dello strato atmosferico interessato nel semestre freddo al fenomeno dell’inversione termica tipico della pianura (i primi 100-200 m.s.l.m.) ed è pertanto mediamente soggetta a minori escursioni termiche giornaliere ed annuali.
Poiché inoltre la temperatura media mensile dei mesi più caldi risulta inferiore di 1-2°C a quella
della pianura in virtù della sua maggiore elevazione e del regime delle bozze, l’estate è mediamente meno torrida e siccitosa con un bilancio idrico conseguentemente meno negativo.
Bonarda e Barbera, ha portato alla costruzione di curve di maturazione che permettono di osservare l’evoluzione nel tempo dei componenti acidici e zuccherini della bacca.
Con la continua ricerca, si tenta di affrontare l’argomento spinoso delle differenze comportamentali che si verificano durante la maturazione in ecosistemi differenti, seguendo un itinerario di studio e di comportamento il più possibile integrato, pur perseguendo l’obbiettivo di dare risposte pratiche e convincenti all’ambiente viticolo circa l’individuazione degli abiti ottimali per l’ottenimento di uve di qualità.
Prese in considerazione alcune zone del’areale di produzione (AVT-BVT-AT-BVA-AVA-AVS),
diversificate altimetricamente e controllando il comportamento di Barbera e Bonarda, si sono
ottenute risposte interessanti. La disposizione termica della fascia dei territorio collinare, utili per la coltura della vite viene usualmente sintetizzata dagli indici bioclimatici di Winkler e di Huglin;
l’indice di Winkler in questa fascia oscilla tra 1500 e 1800°C con i valori più alti in corrispondenza
dei versanti meridionali e delle altitudini inferiori, mentre l’indice di Huglin risulta compreso tra
1800° e 2000°C circa; questo campo di variabilità degli indici corrisponde sperimentalmente alle
condizioni migliori di produzione di vitigni piacentini a bacca rossa, quali Barbera e Bonarda.
La fascia altitudinale 200-450 m.s.l.m. del territorio centrale/orientale della provincia di Piacenza è l’area in cui l’indice assume i valori 1600-1700 e risulta centrale nella fascia altitudinale delimitata.
Nell’ambito delle varie ricerche svolte è stato dimostrato infatti che per i vitigni controllati (Barbera e Bonarda per il vino Gutturnio), a parità degli altri fattori ambientali, esiste un optimum termico per fertilità delle gemme e per il grado zuccherino attorno a valori dell’indice di Winkler di 1600-1650 gradi giorno.
Per ottenere prodotti che si distinguono dal punto di vista qualitativo, molto importante è capire e
valutare la reazione che il vitigno ha con l’ecosistema nel quale è inserito.
Determinante diventa l’ottimizzazione del rapporto tra vitigno e ambiente, cioè la scelta delle
condizioni pedoclimatiche e colturali che consentono a quel vitigno di manifestare appieno le
proprie potenzialità genetiche.
L’analisi dei risultati, ottenuti correlando fra loro lo studio dell’evoluzione della maturazione e
l’analisi sensoriale, ha permesso di classificare i diversi ambienti geopedoclimatici sulla base della
interazione vitigno per ambiente a conferma delle capacità intrinseche della varietà di rispondere in modo differenziato ed estremamente preciso ai condizionamenti ambientali dimostrando di essere uno strumento di monitoraggio ambientale più sensibile rispetto ad una mera descrizione
dell’ambiente per quanto sofisticata essa sia.
Per quanto riguarda l’aspetto geopedologico il territorio della collina piacentina, vista la presenza di numerose valli, si presenta con una notevole variabilità.
Infatti i dati riguardanti l’analisi dei terreni evidenziano l’alto contenuto di argilla, con tessitura
fine, nei suoli localizzati in Val Tidone dove, peraltro, si riscontra una maggior ricchezza di K
rispetto ai suoli della Val D’Arda e delle altre valli centrali della provincia.
La forma di allevamento più diffusa è quella a spalliera (Guyot doppio speronato) con
l’introduzione, solamente nell’ultimo decennio, di altre forme d’allevamento a cordone permanente.
Il sesto d’impianto più diffuso è quello di mt. 2.20 – 2.50 tra le file e mt 2.00-2.50 sulla fila.
Nessuna frase di carattere sembra essere stata scritta proprio per la vitivinicoltura piacentina come Bacchus amat colles.
Piacenza, nella storia della viticoltura nazionale, rappresenta un caso più unico che raro,
racchiudendo nella sua origine, tradizione e vocazione tutti quegli elementi che ne fanno - senza
presunzione - il simbolo più completo e più vero dell’Enotoria tellus.
2) fattori umani rilevanti per il legame
Piacenza da sempre produce vini e molti sono gli estimatori dei nostri prodotti. A Piacenza il vino è coltura e tradizione; Piacenza è Terra di vini da epoche remote: hanno impiantato viti i
paleoliguri, gli etruschi, i romani; hanno fatto il vino dalle nostre parti i legionari latini, i galli, i
celti.
Cultura Greca Etrusca
Ma l’origine e la tradizione proviene ed è fondata sulle conoscenze greche: i viticoltori piacentini
hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le carasse (vinae characatae di Columella) sostenendo che è il palo che fa l’uva.
L’antica nobiltà dei vini piacentini è suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche e
inconfutabili.
E con l’età del ferro, al primo millennio a.C., che gli abitanti delle terre mare palafitticole vicino al
Po emigrarono verso le colline piacentine, fondando l’importante centro culturale e termale di
Veleja e impiantando le prime viti.
Tra il IV e il II sec. a.C. popolazioni galliche scesero in pianura padana (Gallia Cisalpina) e vi
portarono le loro conoscenze vitivinicole, compreso un nuovo modo di conservare il vino e
trasportarlo: la botte di legno assai più forte e robusta della terracotta.
Famoso nel mondo è il Fegato Etrusco: ritrovato nel 1877 a Settima di Gossolengo, datato II sec.
a.C., è un reperto bronzeo che riproduce l’organo anatomico di un bovino e presenta diverse
iscrizioni fra cui quella del dio Fufluns, cioè un’ aruspice di abbondanza e di protezione, sia enoica
che salutare.
Gli etruschi erano colti, di carattere mite, il vino nei banchetti, rappresentava un elemento di
amicizia e di convivialità, di uso parco non smodato: l’etrusco Saserna, il più noto agricoltore in
terra piacentina, nel II sec. a.C. racconta che alla sua tavola si beveva il Kilkevetra, il vino di
bosco dell’Appennino piacentino.
Cultura Latina
Risalendo del buio di ere così remote, troviamo più vaste e più ricche documentazioni: i numerosi
cocci di vasi vinari affiorati in Val Trebbia e in Val Nure, la preziosa patera trovata nel tardo
ottocento sulle colline di Bicchignano; il bel vaso metallico decorato a sbalzo con tralci di vite e
grappoli d’uva, dissepolto a Veleja nel 1760.
I vini piacentini dovevano essere già più che famosi ai tempi dei romani.
Basta sfogliare i classici latini per scoprire, per esempio, che dei nostri vini parlava perfino
Cicerone quando nel Senato di Roma apostrofava il suo avversario e collega piacentino Pisone
(padre di Calpurnia, moglie di Giulio Cesare) accusandolo di bere calici troppo grandi di vino di
Piacenza. E’ sicuramente di questo periodo storico, nel massimo splendore dell’Impero Romano, la ricca forgiatura del primo grande bicchiere gutturnium.
Invece Licino Sestulo, che preferiva le lodi aperte alle frecciate polemiche, predicava nel Foro che
vinum merum placentium laetificat cioè che il vino schietto di Piacenza aiuta a rasserenare lo
spirito.
Vino dei Papi
Così come amavano i nostri vini per lo gusto, et la prelibatezza gli Sforza, il Piccinino ed il
Colleoni.
Beveva vini piacentini anche papa Paolo III Farnese et anco ne mandava a pigliare - come scrive
in una sua memoria il dispensiere pontificio Sante Lancerio - anco se fosse a Ferrara et a
Bologna.
Tra un capolavoro e l’altro, si ristorava con i vini dei Colli Piacentini addirittura anche il grande
Michelangelo, che li riceveva in botticelle (che poi il grande artista faceva travasare in fiaschi) dal
piacentino Giovanni Durante, un faccendiere al quale Buonarroti aveva affidato la riscossione delle gabelle (circa 600 scudi d’oro all’anno) per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza.
Il diritto a gabellare, Michelangelo lo aveva avuto da Papa Paolo III Farnese, finalmente nel 1535
come pagamento degli affreschi della Cappella Sistina.
Nella De Naturali Vinarum Historia di Andrea Bacci, edita esalta la qualità dei nostri vini,
definendoli vina valida, synceriora ac multae laudis.
Vino dei Re
Il celebre generale piacentino conte Felice Gazzola li fece assaggiare a Carlo III di Spagna che
gustandoli con soddisfazione esclamò:Sono vini eccellenti! Mai ne bevvi di migliori in vita
mia.
Invece Filippo V quasi li esigeva dal suo primo ministro, il piacentino cardinale Giulio Alberoni, il
quale li faceva giungere in Spagna in speciali fiasche, attraverso le valige diplomatiche in cui erano stipati anche il formaggio grana ed i prelibati salumi piacentini.
Antichi documenti e cronache del tempo dimostrano che nella seconda metà del ‘600 i vini
piacentini erano esportati in Francia.
Vino di pregio
Ma arriviamo al presente che fa pienamente onore ad un così illustre passato.
Un vino rosso piacentino di pregio nel 1911, ottenne un riconoscimento e un premio speciale
all’Esposizione Internazionale di Torino, fra i migliori 18 prodotti nazionali presenti.
Il Ministero dell’Agricoltura, nella stesura del primo elenco di vini tipici e di pregio nel 1914,
elencava a questo importante rango un Rosso profumato fruttato, di corpo pieno, nobile,
prodotto nel piacentino, senza ombra di dubbio il capostipite dei vini rossi piacentini, Il
Gutturnio.
Nel 1987 l’Office Internationale de la Vigne et du Vin ha insignito Piacenza dell’ambito titolo di
“Città Internazionale della Vite e del Vino”, un prestigioso blasone che riconosce l’alta qualità e la
nobiltà dei nostri vini.
B) informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La Val Tidone è caratterizzata da diverse unità vocazionali descritte nella ricerca pluridisciplinare
per la zonazione viticola caratterizzate da terreni di diversa origine comprendenti suoli fertili
caratterizzati da elevato presenza di argilla o suoli argillo-limosi con diverse capacità di trattenere
l’acqua e quindi di influire sulla vigoria della vita.
L’indice gradi giorno di Winkler è particolarmente idoneo alla coltivazione della vite in val tidone
in particolare per i vitigni per i vitigni barbera, croatina, malvasia e uve bianche in genere
C)
Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi della lettera A) e quelli della lettera B)
La variabilità dei suoli e la micro variabilità climatica di fatto non varia in modo significativo la
qualità delle uve e quindi dei vini da esse derivati. La val tidone appare maggiormente vocata alla
produzione di vini rossi e nell’esposizione ad est, anche per le uve bianche. La buona nutrizione
delle viti derivanti dalla fertilità del suolo si evidenzia nella produzione di vini equilibrati,
gradevoli, di pronta beva.
VITIGNI
BONARDA N.
MOSCATO BIANCO B.
Malvasia Bianca B
Trebbiano Romagnolo B
Barbera